7 pensieri su “Il finale dà senso a tutta la storia

  1. Articolo molto interessante! I finali che mi hanno sinceramente stupita sono stati quelli di ‘Shutter Island’ e di ‘The Others’, coerenti con il resto del film, ma anche in grado di ribaltarlo completamente negli ultimi minuti (un po’ come accade nel ‘Sesto Senso’) e che fanno quindi venir voglia di rivederlo una seconda volta, con una logica diversa. Che ne pensi?
    amazedtraveller07

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    1. Con Shutter Island è Il sesto senso hai tirato fuori forse due degli esempi migliori, due storie che guadagnano un valore tutti diverso dopo essere giunti all’epilogo. The Others purtroppo non ho ancora avuto modo di vederlo, nonostante sia sulla mia lunga lista già da parecchio, ma se mi dici che è un altra di quelle storie con un finale che colpisce e affonda, allora dovrò rimediare il prima possibile!

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  2. Per quanto pensi che il finale sia una cosa fondamentale, e sono rimasto malissimo a vederne di pessimi in film/libri molto belli, non sono d’accordo sul fatto che tutte le vicende siano finalizzate ad esso (o almeno non credo sia così per tutti gli scrittori e i registi) Sarebbe un po’ come dire che chi scala le montagne lo fa solo per quello che c’è in cima, certo quella è una parte fondamentale, ma credo che la vera meta sia il viaggio in sé, lo spostamento. Questo accade in montagna così come per la letteratura e i film, parlo da autore, quindi con un minimo di cognizione di causa: per quanto la storia tenda ad un finale, io quando scrivo non punto ad arrivare al finale né a portarci il lettore, punto ad andare avanti, a scrivere provando ad impressionare e meravigliare. Il finale è la conclusione diciamo, dà un senso al resto è vero, ma non è tutto scritto in funzione di esso.

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    1. Ciao Marco, ti chiedo scusa per la risposta così in ritardo, purtroppo impegni di studio e lavoro mi hanno tenuto lontano dalla locanda durante questi giorni. Ti ringrazio inoltre per il tuo commento, fa sempre piacere avere punti di vista diversi con cui confrontarsi.

      Personalmente concordo con te sulla metafora della montagna, ma ritengo che quando si parli di narrativa ci sia una differenza sostanziale: la cima, per quanto potrebbe non rispettare le aspettative, non potrà sminuire la fatica fatta e le emozioni provate nel raggiungerla; al contrario invece, un pessimo finale può effettivamente rovinare ciò che si è vissuto di una storia fino a quel momento, sminuendo personaggi, non rispettando aspettative o anche infrangendo le condizioni dettate fino a quel momento. Per questo motivo sono convinto che sia il finale a decretare il senso e il valore di una storia.  Ammetto però che hai ragione sul fatto che non sempre chi racconta sta finalizzando tutto al raggiungimento del finale, le mie parole prendevano in esame la mia esperienza personale, in quanto nelle storie che scrivo tendo a essere sempre focalizzato sul dove sto accompagnando il lettore, ma hai ragione a farmi notare che non si tratta di una condizione fissa. La tua riflessione mi ha però spinto a chiedermi quanto questo dipenda effettivamente da chi scrive, e quanto dalla storia che sta scrivendo: penso infatti che non dipenda tanto dall’autore quanto il finale pesi nella stesura dell’opera, ma più da cosa stia raccontando.

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