Tutti almeno una volta nella vita ci siamo trovati davanti a un’opera polarizzante; una di quelle che o si amano o si odiano, con rarissime mezze misure. Si tratta di creazioni che solitamente hanno componenti talmente caratterizzanti e uniche da spaccare in due l’opinione di chi le approccia, divenendo dei veri e propri fenomeni del loro genere, indipendentemente dal successo commerciale o critico.
Eppure, quelle stesse caratteristiche che le rendono opere spesso di nicchia, incapaci di fare mercato come i prodotti più mainstream, le portano non solo ad emergere dall’anonimato a cui dovrebbero appartenere, ma anche a dettare le regole che verranno poi seguite dalle opere future.
Perché ammettiamolo, che ci piaccia o meno, ogni arte soffre di una costante standardizzazione del suo genere, una sorta di inseguimento al successo che possa garantirne la sopravvivenza economica e critica, e purtroppo anche la narrativa non è esente da questo problema.
Ci basta posare gli occhi sul catalogo Netflix o sugli scaffali di una libreria qualsiasi per trovare centinaia di nuove opere che si rifanno ai successi del momento, o comunque che si adattano agli standard dettati da questi ultimi, non solo sul fronte stilistico, ma anche su quello delle tematiche e della filosofia alla base.
Oggi più che mai, complici anche i costi sempre più elevati di produzione e distribuzione, il processo creativo di nuove opere è estremamente influenzato dalla ricerca di approvazione del pubblico. Si tende a cercare di accontentare quest’ultimo in tutti i modi, dandogli quel che gli è già piaciuto, e quindi accontentando le sue richieste e i canoni che esso impone. Il problema però, è che il pubblico non è creativo.
Citando una frase di Henry Ford: Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo più veloce.
La creazione è un processo che dev’essere libero dall’influenza e dalle richieste di chi andrà ad usufruirne, perché altrimenti si ritrova ad essere vincolata da canoni che non gli appartengono per natura.
(avrei davvero tanto da dire su questo argomento, ma andrei troppo fuori tema, per cui mi riprometto di farlo in un articolo dedicato).

In un contesto del genere quindi, la standardizzazione diventa una condanna dell’arte all’autoriproduzione priva di originalità e della rischiosa, quanto fondamentale, sperimentazione. La spontaneità dell’autore viene soffocata, costringendolo a creare quasi a tavolino le sue opere.
E quindi in un contesto come questo che le opere polarizzanti acquisiscono una missione importantissima: abbattere e riscrivere i canoni, andando contro la volontà stessa del pubblico, così da salvarlo da sé stesso.
Queste opere infatti, per loro stessa natura, arrivano ad essere amate e odiate proprio perché infrangono le aspettative del pubblico e della critica. In industrie come quelle cinematografica o videoludica, ma anche in parte quella editoriale, che soffrono immensamente di prevedibilità e di mancanza di idee, le opere polarizzanti rappresentano l’antidoto contro questi mali.
Gli autori di quest’ultime si prendono la responsabilità e il rischio di un possibile fallimento. Spiazzano lo spettatore, gli fanno provare emozioni che non si aspetta, creano immaginari che richiedono attenzione e ragionamento per essere compresi. Danno a chi vive le loro storie qualcosa che non pensava di poter amare o odiare. A volte, finita la storia che stanno raccontando, ci si ritrova un po’ spaesati nelle ore seguenti, persi a riflettere su ciò che si è appena provato e vissuto. E questo per me dovrebbe essere l’ambizione di qualsiasi narratore.
Se però il loro compito finisse qui, allora queste opere si rivelerebbero solo delle rare balene bianche. Invece riescono a fare ben di più: riscrivono quegli stessi canoni che hanno infranto, forzando l’evoluzione del loro genere di appartenenza.
Una volta che hai dato al pubblico qualcosa di nuovo e che gli piace, quest’ultimo inizierà a chiederne ancora, ed è così che un’opera di nicchia crea un precedente che rappresenta l’origine di un genere o di uno stile, che nel tempo andrà a crescere, plasmarsi, e infine a canonizzarsi, fino all’arrivo della prossima opera polarizzante.
Per questi motivi spesso queste opere subiscono tutti i pericoli derivati dall’essere delle apripista.
Pensate ad esempio a Demon’s Souls, un videogioco che per la sua complessità ludica e narrativa fu un flop commerciale, ma che per le stesse caratteristiche venne amato alla follia da una piccola nicchia che lo ha reso un cult, tanto che a seguire fece letteralmente scuola. Il suo seguito spirituale infatti, Dark Souls, fu un successo enorme, che non solo diede vita al genere Souls Like, ma contaminò ogni singola produzione dell’industria che seguì.
Ad oggi quasi tutti i giochi hanno una narrativa di fondo come quella presentata in Demon’s Souls (la lore, come viene chiamata in gergo), che è stata sdoganata proprio da quel primo gioco di nicchia.
Altri esempi simili si possono trovare anche nel cinema (ad esempio Blade Runner, che subì un processo molto simile alla sua uscita) o nella letteratura, e se provate a farci caso vi renderete conto che ogni singolo passo avanti nella crescita di ogni ambito artistico è avvenuto quasi sempre grazie ad una prima opera in grado di spezzare in due l’opinione pubblica.
Per questi motivi è sempre importantissimo che esistano opere così divisive, non solo perché danno varietà, ma anche perché vanno ad accontentare esigenze che la massa non sa ancora di avere.
Le opere polarizzanti sono l’indispensabile strumento dell’arte per crescere. Ogni volta che ve ne trovate davanti una, non importa che la odiate o amiate, non potrete mai ignorarla, perché sarà lei a scrivere le regole e i canoni a cui gli altri si adatteranno in seguito, e per questo merita tutto il rispetto artistico del caso.
Non mi stancherò mai di dirlo: date agli autori la libertà assoluta di esprimersi, anche se quel che diranno non vi piacerà, perché è importante che il loro lascito esista libero di esprimersi nella sua purezza incontaminata.
Altri articoli che potrebbero interessarti.
Come Joker racconta l’assenza di empatia della nostra società
Il mio viaggio da narratore – Come tutto ha avuto inizio
Se i miei contenuti ti piacciono puoi seguirmi sui miei altri canali social per scoprirne altri!
Rieccomi! Ma non lo aggiorni più il tuo blog?
"Mi piace""Mi piace"