Racconto Breve – SuperHiro

Superhiro 2

Superhiro salì sul cornicione del grattacielo e osservò la sua città risvegliarsi.

Avvolte dalla nebbia del primo mattino, le strade sotto di lui si diramavano come arterie, piene di movimento e suoni che le facevano apparire più vive che mai. Nonostante l’orario, centinaia di persone erano già intente a correre a destra e a manca con la tipica fretta degli abitanti delle grandi città. Davanti ai semafori si formarono i primi ingorghi, mentre sulle strisce pedonali i pedoni si spintonavano tra loro per passare più velocemente, spesso senza nemmeno guardarsi in faccia tra loro tanto erano assorti.

Le luci dei lampioni si spensero e in lontananza il sole iniziò ad albeggiare riflettendosi sulle facciate dei grattacieli, mettendo così in risalto le ombre del Supereroe.

Hiro osservò a lungo, con il mantello rosso che svolazzava alle sue spalle e l’h nera ben in vista sulla calzamaglia bianca. La maschera, manco a dirlo, affissa con cura sul suo volto criptico, così che nessuno potesse riconoscerlo. Prese una boccata d’aria profonda, e poi espirò rumorosamente, con un sorriso che quasi non ricordava di saper fare.

Era parecchio tempo che non osservava la sua città dall’alto e non si era mai reso conto di quanto gli fosse mancato quel rito mattiniero, compiuto centinaia di volte negli anni precedenti, alla fine delle sue ronde notturne, ma ormai totalmente assente dalla sua vita. Per un attimo sentì la flebile illusione di essere tornato ai giorni d’oro, ma si ridestò in fretta, ricordando che ormai erano quasi cinque anni che Superhiro non era più l’eroe di un tempo.

C’era stato un tempo in cui il nome di Superhiro era conosciuto in tutto il mondo e le sue gesta venivano raccontate ovunque, ispirando e guidando le persone verso un’esistenza migliore. Il rispetto che veniva mostrato nei suoi confronti era ineguagliabile, e tutti lo ammiravano e veneravano.

Ricordava ancora la prima volta in cui era uscito allo scoperto, salvando un gruppo di ostaggi da un treno in fiamme. Al tempo non aveva ancora sviluppato molti dei suoi poteri, ma la super forza bastò per riuscire nell’impresa che l’avrebbe poi fatto entrare nella storia.

I giornalisti riportarono la vicenda descrivendolo come un eroe al servizio dei più deboli, un angelo salvatore arrivato sulla terra per cambiare il mondo, e lui non avrebbe potuto chiedere di meglio. Salvare gli indifesi era sempre stata la sua vocazione, l’unica missione di vita che avesse mai sentito davvero sua; per questi motivi quando ottenne i suoi primi poteri non si stupì eccessivamente, in quanto video la cosa come una logica conseguenza della sua ferrea passione.

Negli anni a seguire la fama e le sue gesta crebbero di pari passo con l’aumentare dei suoi poteri: prima la super velocità, poi la resistenza alle radiazioni e infine anche la capacità di parlare con gli animali. Tutte abilità che contribuirono ad aumentare la sua reputazione, nonché a fargli compiere azioni come l’impedire l’esplosione di una centrale nucleare e il salvare il presidente degli stati uniti da un gruppo di terroristi.

I produttori cinematografici iniziarono a dedicare decine di film alle sue gesta e alla sua biografia, i presidenti di tutto il mondo richiedevano frequentemente i suoi pareri, la sua storia veniva insegnata nei libri di scuola e, addirittura, in molte nazioni gli erano state dedicate opere artistiche messe in mostra in luoghi pubblici, come la statua situata proprio nella sua città.

Ovunque andasse in quegli anni, Superhiro era l’eroe conosciuto e amato da chiunque, senza distinzione di razza o ideologia, un simbolo della grandezza a cui l’essere umano poteva ambire.

Poi, all’improvviso, tutto cambio…

L’arrivo di internet e dei social network rese il mondo più piccolo, e anche meno interessante, secondo Hiro.

Da ogni nazione iniziarono a spuntare fuori persone con poteri strani e, grazie ai social, ognuna di loro riuscì a emergere dall’anonimato in cui aveva sempre vissuto, diventando dei fenomeni. Alcuni esperti di marketing costruirono vere e proprie campagne incentrate a trasformare questi super uomini in veri e propri casi mediatici, cercando di ricalcare ciò che era successo nei dieci anni precedenti con Hiro, poco importava che nessuno di loro avesse mai realmente fatto qualcosa di utile per il mondo.

In pochi anni, centinaia di copie scadenti di Superhiro avevano invaso il globo, prendendosi le luci della ribalta e dando vita a loro personali marchi, inventando storie assurde quanto fasulle sulle proprie origini.

Era iniziata l’era dei supereroi, ma questi ultimi erano passati in breve tempo dall’essere guidati da una vocazione al diventare semplici prodotti commerciali, e Hiro divenne presto uno dei tanti fenomeni da baraccone nel mucchio, screditato dall’ondata a cui lui stesso aveva dato vita. In fondo, la realtà, per quanto incredibile, non è mai perfetta come la vorrebbero gli altri.

Così erano passati gli ultimi cinque anni, con Superhiro sempre più demotivato e triste per il crollo della sua figura. Quel giorno però, su quel cornicione, le cose sarebbero cambiate nuovamente, questa volta a suo favore.

La sua città si stava risvegliando lentamente, come Hiro aveva imparato a prevedere.  La nottata era stata resa sicura dalle sue gesta, permettendo agli innocenti di dormire un sonno tranquillo, mentre altri finti eroi si erano divertiti a qualche festa, macchiando di disonore i loro stessi costumi.

Hiro non era salito su quel tetto solo per rivangare il passato, specialmente perché piangersi addosso non era mai stata sua abitudine. Dopo anni passati nel dimenticatoio, sopportando le mancanze di rispetto delle nuove generazioni e i paragoni assurdi con persone che non valevano la metà di lui, ora aveva un piano per tornare a essere il Supereroe che la sua città meritava.

Il sole salì sopra lo skyline, stagliando ulteriormente la figura maestosa di Superhiro nel cielo. Finalmente una piccola folla di persone prese a formarsi ai piedi del grattacielo, indicando con curiosità la figura che li osservava dall’alto verso il basso. Nonostante la distanza, Hiro poteva sentire il peso dei loro cellulari che lo filmavano e fotografavano, e ne fu soddisfatto. Quelle riprese avrebbero fatto il giro del mondo, donandogli di nuovo l’immortalità che meritava.

Fece un passo in avanti, fin quando le punte dei piedi non sporsero nel vuoto.

Ci aveva pensato a lungo negli ultimi mesi e, dopo essersi confrontato con alcuni amici, era arrivato alla conclusione che l’unico modo per risollevare quella pessima situazione fosse mostrare un nuovo superpotere, uno che marcasse definitivamente l’abisso di competenze che c’era tra lui e qualunque altro superuomo sulla terra, qualcosa che l’avrebbe nuovamente rilanciato nell’olimpo degli esseri più grandiosi della storia: doveva volare.

Aveva dedicato allo sviluppo teorico di quel potere gran parte della sua vita delle ultime settimane, ed era sicurissimo di poterlo fare. In fondo, ciò che lo rendeva unico rispetto a quegli altri cialtroni era proprio la sua predisposizione a scoprire nuovi superpoteri.

Sopra il cornicione, Hiro cacciò indietro il senso di vertigine che lo pervase e si fece coraggio per mantenere la posizione più eroica che conoscesse, con le mani portate ai fianchi e il petto all’infuori. Sotto di lui, il pubblico stava aumentando di minuto in minuto, sempre più incuriosito da ciò che stava per fare. Lui rimase lì ancora per qualche secondo, lasciando che la sua città potesse ammirarlo in tutta la maestosità di cui era capace. Poi, con un sorriso in volto e la voglia di riscatto nel cuore, saltò giù.

Le persone in strada emisero un urlo di stupore generale, fissando i loro occhi sulla figura che iniziò a scendere nel vuoto e osservando con stupore gli attimi che seguirono.

L’attrito dell’aria investì Hiro con più forza del previsto, rigonfiando il mantello rosso come aveva fatto ai tempi d’oro. Il suolo si avvicinò a velocità sconcertante, sempre più grande e pericoloso, ma anche allora l’eroe non si preoccupò. Aveva fiducia nelle sue capacità e nei suoi poteri, prima di toccare il suolo avrebbe volato, ne era sicuro. Quello era il suo destino, lo era sempre stato.

Quel giorno, tutto il mondo tornò a parlare di Super Hiro…

 


 

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